Principali interventi ortopedici eseguiti per protesi di anca e protesi di ginocchio
CHIRURGIA PROTESICA DELL' ANCA E DEL GINOCCHIO
L’impianto di protesi articolari (o artoplastica) è un intervento chirurgico durante il quale un’articolazione danneggiata, dolorosa, malfunzionante o comunque malata viene sostituita in tutto o in parte con una struttura artificiale.
Le artroplastiche più comunemente effettuate riguardano le articolazioni dell’anca e del ginocchio.
Patologie più frequenti trattate:
ANCA
- Artrosi primitiva
- Artrosi secondaria:
- metabolica (artropatia da deposito di cristalli, emocromatosi, obesità)
- meccanica (esito displasia congenita dell’anca, epifisiolisi, perthes, coxavara/valga, post-traumatica, osteonecrosi, conflitto femoroacetabolare)
- infiammatoria (artrite reumatoide, artrite psiorasica, artrite reattiva, artrite infettiva) - Esito protesi di anca dolorosa
GINOCCHIO
- Artrosi primitiva
- Artrosi secondaria
- Esito protesi di ginocchio doloroso
PROTESI D' ANCA
Esistono tre tipi d’intervento di sostituzione protesica dell’anca:
- la sostituzione totale che prevede di intervenire su entrambe le componenti articolari, femorale e acetabolare. Nella maggior parte dei casi la sostituzione totale è impiegata nel trattamento di patologie degenerative ed è formata da quattro elementi:
- la componente femorale (stelo) che si impianta nel femore
- la testa che si inserisce sullo stelo
- la componente acetabolare (cotile) che è impiantata nel bacino in corrispondenza dell’acetabolo
- un inserto posto all’interno del cotile
- la sostituzione parziale (protesi cefalica) che prevede di mantenere l’acetabolo naturale, è indicata nel trattamento di pazienti che hanno subito una frattura del collo del femore e che non siano trattabili con altri mezzi di sintesi
- il reintervento (revisione) che prevede la sostituzione di una protesi o parte di essa precedentemente impiantata
In passato tutte le protesi erano fissate all’osso utilizzando il cosiddetto cemento (polimetilmetacrilato), oggi invece si utilizzano nuovi materiali e rivestimenti che permettono nel caso delle sostituzioni totali, di impiantare il dispositivo senza utilizzare il cemento ottenendo, grazie alla crescita dell’osso, un ancoraggio naturale.
La qualità dell’osso, la morfologia acetabolare e femorale, l’età del paziente e le sue condizioni cliniche indirizzano la scelta del sistema protesico e del mezzo di fissazione.
PROTESI DI GINOCCHIO
La protesi di ginocchio ha un’evoluzione più recente rispetto a quella dell’anca, anche se attualmente negli USA ha superato largamente quella dell’anca.
Anche per il ginocchio diversi sono i modelli di protesi:
- protesi monocompartimentali che prevedono la sostituzione di un solo versante articolare o di parte di esso (condilo femorale laterale, condilo femorale mediale, emipiatto tibiale, ecc.)
- protesi totali o tricompartimentali che prevedono la sostituzione delle componenti femorale, tibiale e rotulea
Le protesi di ginocchio possono conservare le strutture legamentose proprie del ginocchio quando queste sono in buone condizioni, o sostituirle secondo il grado di lassità fino ad arrivare ad una protesi semivincolata o vincolata a cerniera nei gravi casi di lesione complessa articolare e legamentosa.
CHIRURGIA PROTESICA MININVASIVA DELL'ANCA E DEL GINOCCHIO
Pianificazione preoperatoria: vantaggi
- Corretto posizionamento delle componenti protesiche
- Corretto dimensionamento delle componenti protesiche
- Ripristino della fisiologica biomeccanica articolare
- Riduzione del rischio di errore (dismetria)
- Personalizzazione dell’impianto protesico
Tecnica chirurgica mininasiva: vantaggi
- Strumentario dedicato
- Riduzione della lunghezza delle incisioni chirurgiche (6 cm nell’anca, nessun punto di sutura cutanea)
- Riduzione del danno chirurgico ai tessuti molli (muscoli, legamenti, tendini ecc.), conservazione del patrimonio osseo (impianti protesici di dimensione ridotte)
- Diminuzione delle perdite ematiche perioperatorie (nessun drenaggio né trasfusione)
Protocollo Fast Track: vantaggi
- Anestesia periferica minimale (nessun catetere vescicale), minore rischio di complicazioni/conseguenze ad essa correlate;
- Riduzione del dolore postoperatorio (infiltrazione locale di anestetici, LIA);
- Riduzione del tempo chirurgico (circa 60 minuti)
- Riduzione del tempo medio di ricovero (2-4 giorni): indispensabile per evitare una continuità nelle condizioni di fragilità che comportano eventi patologici (circolatori, respiratori e di relazione)
- Rapido recupero funzionale: (inizio della deambulazione dopo poche ore dall’intervento) percorso riabilitativo ad personam che prevede la massima integrazione specialistica professionale (tra chirurgo ortopedico e fisioterapista) in relazione al tipo di protesi impiantata e alla tecnica chirurgica eseguita.
- Riabilitazione a domicilio non necessaria.